“NON PICCHIATEMI SONO IL PAZZO”

Uno dei film più commoventi che abbia mai visto, in grado di trattare un argomento così doloroso come la deportazione degli ebrei con il giusto grado di tatto e leggerezza, e tanta tanta umanità. Si tratta di Train de Vie, del rumeno Radu Mihaileanu.

Ebrei in uniforme nazista, ebrei ribelli e comunisti, uomini pii che danzano con belle gitane, tedeschi che celebrano il Shabbat e partigiani che non sanno cosa pensare. E fra tutto questo correre per l’Europa e girare su se stessi, sommessa la voce del pazzo: “allora la questione non è solo sapere se Dio esiste, ma se noi esistiamo…”

“tu hai capito?” ” si tutto: Dio non sa se l’uomo esiste”

 

Oggi ricordo la SHOAH perchè sono nata in Italia – Europa.

Ci risiamo con le polemiche. Ogni anno, il 27 gennaio, è la stessa storia. In una sorta di odioso deja vu ecco che ripartono le polemiche e le recriminazioni: “… ma perchè invece di ricordare gli ebrei morti non parliamo di Israele?… ” Poi: “ci sono stati anche altri genocidi, mica solo gli ebrei!…” e parte l’elencazione di tutti i genocidi avvenuti sul pianeta dalle faide dell’età del bronzo in avanti. Poi nei lager nazisti sono sì morti  milioni di ebrei ma “… insomma, mica c’erano solo loro…” (come se gli ebrei si VANTASSERO di aver vinto un record!!).

Non si riesce proprio a progredire nella riflessione. Ma che testa abbiamo? Se dio esistesse si sarebbe già convinto di aver fatto un enorme errore di progettazione, quando ha inventato l’uomo.

Ma come si fa a non cogliere la specificità, almeno per noi europei, di un genocidio avvenuto nel NOSTRO continente, nel NOSTRO tempo, per mano di NOSTRI concittadini, contro NOSTRI concittadini, pianificato e organizzato con precisione scientifica ed efficienza industriale, da intellettuali, burocrati, scienziati, politici, tecnici, ufficiali e gente comune che parlavano la NOSTRA lingua; istruiti, educati, cresciuti e indottrinati da istituzioni statali nella vecchia e colta EUROPA, nell’ITALIA culla della civiltà.

Non dovremmo forse riflettere su questo, almeno oggi? A cosa serve aver istituito una giornata della memoria se non per dirci, ancora ed ancora, che nel nostro paese, nel nostro continente, non in un altro, sono avvenuti quei fatti che, come in un osceno effetto domino, hanno portato alla distruzione  di milioni di persone, nostri concittadini, vicini di casa, amici, compagni di scuola, colleghi e anche parenti. E’ stato QUI, non in un luogo lontano, che non molto tempo fa sono state approvate certe leggi, sono stati scritti certi articoli, sono stati pubblicati certi libri e sono state impartite certe lezioni. Libri e  lezioni scritti nella NOSTRA lingua, nella MIA lingua, allo scopo di convincere “normali” cittadini che mandare al macello il vicino di casa compresi i bambini FOSSE GIUSTO, anzi desiderabile. Come prontamente avvenne. (A ulteriore dimostrazione di quanto un efficiente apparato propagandistico dia ottimi risultati.)

E noi pensiamo di essere ormai immuni da tragiche tentazioni?

Non mi sembra proprio, se ascoltiamo certe dichiarazioni e una certa politica. Io non mi sento molto tranquilla.

Possiamo citare, studiare, parlare dei genocidi in generale, dalla Cambogia al Ruanda passando per gli indios, ma NON  se serve a diluire il senso di responsabilità per quello che noi abbiamo fatto a noi stessi, non molto tempo fa. Quando ogni italiano, ogni singolo cittadino europeo, sentirà dentro di sè la vergogna profonda di appartenere a un popolo che ha potuto anche solo pensare l’orrore che è stato messo in pratica, contro i suoi stessi concittadini – vergogna pura e rimorso collettivo – solo allora saremo pronti per guardare avanti, solo allora la nostra indignazione per tutti i genocidi sarà sincera, e saremo molto più efficaci nel lottare contro ogni ingiustizia vicina e lontana.

Ma diciamo la verità: chi cita il Ruanda o la Palestina lo fa per distogliere lo sguardo dalla nostra sporca storia nazionale. Come se aver avuto un’intera generazione di nonni assassini non ci riguardasse minimamente.